martedì 19 ottobre 2010

Piccoli tentativi di fuga da un'atomizzazione dilagante




La scorsa settimana su quotidiani e telegiornali si trovavano notizie sulle violenze avvenute allo stadio di Genova a opera di una parte della tifoseria serba. Mentre lavoravo al computer ascoltavo una discussione alla radio sull’accaduto e un professore intervistato parlando della violenza sociale descriveva la società italiana come una società muta, uno stato di singoli atomi dove ognuno pensa esclusivamente a sé. Affermava che davanti ad atti di violenza come quelli avvenuti allo stadio di Genova lo Stato non può interviene solo con un atto finale, ma si deve andare alla radice del problema, del malessere, mettendo in campo le idee e le differenti posizioni da confrontare. Per combattere questo processo di atomizzazione che sta subendo la nostra società – affermava – bisogna trovare gli anticorpi nella società stessa.
Ed è così che quella sera stessa in una piazzetta di Roma i componenti del Caravan alla ricerca disperata di un nuovo titolo per il libro in uscita a novembre si interrogavano componendo parole in libertà. Dopo varie proposte erano giunte finalmente alla creazione del nuovo titolo. Tra perplessità e entusiasmi per vedere la reazione che poteva provocare nelle altre persone si rivolsero verso gli ignari avventori della piazza fermandoli e interrogandoli su quello che gli veniva in mente nel sentire quel nuovo titolo...
È stato un piccolo, ma soprattutto divertente, esperimento di uscire da un’atomizzazione che ci vuole noiosi e cupi, il ricorso a un antico antidoto come quello della libertà di condividere le proprie idee con gli altri e come diceva un grande cantautore italiano… La libertà non è star sopra un albero… la libertà è partecipazione.

Buon ascolto!

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